Cascina Saetta, bene confiscato in provincia di Alessandria, si trova nel comune di Bosco Marengo. La sua storia inizia nel 2005, con la sua confisca a Concetta Caci, moglie di Rosario Caci, legato alla cosca Fiandaca-Emmanuello e a quella dei Madonia. Da qui la dedica al giudice Antonio Saetta ed al figlio Stefano, vittime di un agguato in Sicilia ad opera degli stessi Madonia. Dopo un lungo e tortuoso cammino durato più di 10 anni, il bene viene finalmente restituito alla comunità grazie all’impegno del coordinamento provinciale di Libera e all’associazione Parcival. Oggi la legalità ha un nuovo profumo, quello dei fiori e delle piante coltivati nel laboratorio di acquaponica ospitato nella serra di Cascina Saetta.
Dal 2011 anche nel comune di Leinì si è tornati a coltivare la legalità. Un progetto unico quello nato dal sodalizio tra il presidio “Pio La Torre” di Libera e l’associazione Semi Seri che ha dato nuova vita alla cipolla di Leinì. Oggi i terreni confiscati alla malavita in via Lombardore, dove si trova anche un basso fabbricato, producono una decina di quintali di cipolla autoctona, bionda e piatta, una coltivazione che si credeva ormai perduta per sempre. Ad oggi la tipica cipolla leinicese è in prodotto ricercato nel territorio, un vero e proprio esempio di riscatto per la comunità cittadina.
Cascina Arzilla, situata a Volvera nella provincia sud di Torino, è il primo bene confiscato assegnato ad Acmos. Accadeva nel 2004 e negli anni la struttura è mutata notevolmente grazie ad un grande sforzo da parte della Regione Piemonte, di Libera e di tante altre associazioni del territorio che fin da subito hanno deciso di riabbracciare un bene tornato comune. Da rudere a spazio coperto e utilizzabile, con annesso un terreno di circa 1.000 metri quadri, oggi Cascina Arzilla – dedicata alla memoria di Rita Atria e ad Antonio Landieri, giovani vittime di mafia – ospita eventi, momenti di formazione e a partire dal 2016 i campi di E!state liberi!, il momento dell’anno in cui la Cascina vive maggiormente e si rinnova, grazie all’aiuto dei volontari.
Confiscata alla malavita nel settembre del 2000, Casa della Legalità è rimasta per diversi anni inutilizzata per carenza di fondi. Nel 2015 il Comune di Chivasso ha deciso di firmare una convenzione quinquennale con la Prefettura di Torino, per l’utilizzo della struttura come Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) per profughi e richiedenti asilo. Il bene è stato quindi ristrutturato a spese del Ministero degli Interni. A settembre 2016 la struttura è stata aperta e la gestione è stata affidata alla cooperativa eporediese Mary Poppins che gestisce anche il progetto SPRAR della Città di Chivasso. Oggi dodici richiedenti asilo abitano e animano la struttura di corso Galileo Ferraris frequentando corsi di lingua italiana e non solo e impegnandosi in prima persona per favorire l’integrazione e un proficuo scambio culturale con la città che li ospita.